lunedì 5 marzo 2012

Intervista a ICani


Intervista a Niccolò de ICani, band rivelazione del 2011, per FreakOut Magazine.

Chi sono veramente ICani? Chi si nasconde dietro questo progetto nato per caso, che poi ha avuto un inaspettato successo sul web? La band che nasconde il viso dietro sacchetti di carta marrone, che ha fotografato la generazione del 2000 con precisione neorealista è in realtà una sola persona, un ragazzo che si chiama Niccolò e che sogna di finire l’università.


Iniziamo da una domanda banale e che ti hanno fatto tante volte ma che incuriosisce veramente tutti: perché hai scelto come nome ICani?
E’ stata una scelta assolutamente casuale. Forse, se avessi saputo che mi sarebbe stato chiesto così tante volte, avrei trovato un nome migliore. L’idea iniziale era quella di trovare un nome banale, anche un po’ stupido, che non fosse subito identificabile con uno specifico genere musicale. Se una persona ascolta un gruppo e vede che si chiamano ICani, potenzialmente potrebbe associarli un po’ a tutto, senza legarlo a qualcosa in particolare.
Le tue canzoni sono delle fotografie generazionali. Ma quanto c’è realmente di tuo, delle tue esperienze personali? Mi riferisco soprattutto a pezzi come “Postpunk” (cito testualmente: “Il mio annuncio diceva: Bassista cerca gruppo postpunk/ rispondermi non fu un gruppo postpunk […] era timido e cupo/ aveva il doppio della mia età”).
In genere parto sempre da cose comuni, che mi sono successe davvero. Nella fattispecie, “Postpunk” come tutti i miei pezzi sono basati su cose realmente accadute ma non direi che i testi delle mie canzoni sono proprio storie vere. Di sicuro partono da cose sincere ma non possono essere la realtà, che già di per se è una cosa difficile da raggiungere. Tra l’altro, penso che una volta che si mette qualcosa in musica automaticamente non è più un fatto reale ma appunto, diventa una canzone.
Una strofa di “Velleità” dice “Nichilisti col cocktail in mano che sognano di diventare come Vasco Brondi”. Ma ti è capitato di incontrare il Brondi?

In realtà abbiamo avuto una interazione a distanza. Ho letto un’intervista in cui gli chiedevano appunto della cosa e lui rispondeva in modo piuttosto positivo, insomma non credo che si sia offeso o che se la sia presa per questa citazione.

Che cosa ne pensi di lui?
Credo che la sua musica non sia per me, tutto qui. Ma non contesto né lui, né naturalmente quello che fa o il suo pubblico.
Torniamo al progetto Icani. Di solito sia tu che la band non vi mostrate in volto ma vi coprite con dei sacchetti di carta marroni come quelli del pane. Come mai? Non è poi così originale come intuizione. (ndd)
In primo luogo, quando ho iniziato a lavorare al progetto ero da solo e lo facevo per lo più per sperimentare e vedere cosa sarebbe successo facendo girare sul web le mie canzoni. Non mi andava di metterci una mia fotografia, magari scattata a caso con la webcam, così è nata l’idea di mettere l’immagine di cani. Così dopo è venuto fuori l’espediente dei sacchetti di carta, sempre in maniera del tutto casuale. Certo, questa cosa in un certo senso ci crea dei problemi ma al contempo ce ne evita anche altri.Da chi prendi ispirazione per la tua musica? Quali sono le tue influenze?


E’ strano, perché in principio avevo da questi testi difficili da cantare, perché molto “parlati”. Sono partito con idee molto rumorose, molto genere anni Ottanta, insomma, con ispirazione al New Wave e in particolare ai Cure. Ma poi, il dover cantare in italiano mi ha fatto rendere conto d’aver preso spunto anche dal grande Franco Battiato e da Max Gazzè, soprattutto per quanto riguarda le linee vocali.
C’è qualche band o cantautore che ti piace? Con chi vorresti collaborare?
Per me il disco dell’anno è quello dei Gazebo Penguins (una band postpunk emiliana, ndr) e sinceramente spero di far qualcosa proprio con loro.
Cambiamo argomento. Che nei pensi dei Festival musicali? Andresti mai a Sanremo?
L’unico motivo per cui parteciperei a Sanremo è per far contenti i miei genitori… aspetto da non sottovalutare (ride, ndr). Anche se raramente quel che sento al festival mi piace. Poi quello che scrivo non mi sembra molto sanremese, quindi non saprei. In generale, non sono passato per festival di nessun genere, non è un’esperienza che ho fatto, musicalmente parlando. Fermo restando che in Italia dai festival sono comunque emerse tante band molto valide.
Che progetti hai per il futuro?
Di sicuro continuare il tour che ho iniziato. E poi vorrei avere un po’ di tempo per me, per riflettere sul da farsi. Mi auguro di avere un po’ di tempo lontano dalle scene.
Questa è una cosa molto strana, anziché continuare a cavalcare l’onda del successo tu vuoi quasi ritirarti. Come mai?
Non è una cosa immutabile, né una critica ai musicisti in generale ma il problema è che più ci sono pressioni, più cresce l’ansia. Di solito, per cercare di suscitare attenzione uno cerca di fare di tutto e spesso anche di ripetersi, che è la cosa che io vorrei evitare.
Se non avessi fatto il musicista, che cosa avresti voluto fare nella vita?
Quello che faccio lo stesso! Perché, nonostante tutto, continuo ad avere un lavoro e comunque continuo ad andare all’università, studio matematica e vorrei laurearmi. Anche perché per il momento ci sono ICani e faccio questo ma non è detto che sia una cosa definitiva.



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