martedì 6 marzo 2012

Greatest hits - Intervista a Immanuel Casto


Vi ripropongo una mia intervista al Casto Divo uscita sul Corriere del Mezzogiorno (edizione di Napoli).

Immanuel Casto: un nome, un perché. È l’artista più discusso degli ultimi tempi, l’ideatore del genere «Porn Groove», l’alfiere della liberazione sessuale, la leggenda vivente del web, che sabato 30 ottobre si esibirà nella sala 3 del Duel Beat di via Scarfoglio a Napoli, nell'ambito della rassegna «iSabato« curata da Freak out. Le sue canzoni, nonostante il ritmo accattivante, hanno in realtà testi di grande denuncia sociale. A partire dal suo primo successo, «Che bella la cappella», tutta giocata su doppi sensi erotico-religiosi, passando per «50 bocca, 100 amore», con chiara allusione alla prostituzione, per finire con una delle sue ultime canzoni, «Escort 25», che ben riassume tutte le polemiche che sono state fatte negli ultimi periodi riguardo le giovanissime che scelgono d’intraprendere questa «carriera». Proprio per questi brani così spinti, i suoi video non hanno mai conosciuto grande fortuna sui canali musicali mainstream, sebbene il suo successo sia stato ampiamente riconosciuto anche dalla popolare Mtv, che nel 2008 gli dedicò uno speciale all’interno del programma «Loveline», condotto da Camilla Raznovich. Ma dove non può la tv arriva il web, dove le canzoni di Immanuel non conoscono confini di alcun tipo. Chi però s’aspetta che Casto Divo (come lo chiamano i suoi centinaia di adepti), al secolo Manuel Cuni, sia irriverente e un po’ spinto, come le sue canzoni, si sbaglia di grosso. Manuel è un ragazzo molto educato e gentile, oltre che colto. Non ne siete convinti? Allora leggete quello che ci ha raccontato.

Partiamo naturalmente dalla tua musica. Da dove prendi ispirazione per scrivere le tue canzoni?
«Le ispirazioni alle base dei miei testi sono molte, ma il punto di partenza è quasi sempre l'osservazione della realtà. Poi c’è anche un’importante componente liberatoria. Anche se i miei brani sono più che altro ironici, sono convinto che ascoltarli abbia un effetto quasi catartico, specie nel clima di moralismo in cui viviamo adesso».

Sei una delle stelle più brillanti del firmamento del web, ma i tuoi video vengono un po’ snobbati dalle emittenti musicali. Perché succede? 
«In realtà è un discorso molto più ampio, non credo che si tatti di censura. Quando ci sono interessi d’altro tipo, la moralità viene sempre messa da un’altra parte. Sfondare il muro del mainstream è complicato per ogni artista emergente, indipendentemente dal genere che faccia, sia che si tratti di passare un brano in televisione che alla radio. Per esempio, le grandi emittenti radiofoniche tendono a preferire canzoni di ex concorrenti di reality show, oppure di grandi nomi della musica, piuttosto che di artisti meno noti. Per questo motivo, non mi sento vittima di censura, credo sia semplicemente un problema di mercato».

Hai mai ricevuto critiche pesanti sulle tue canzoni?
«Certamente, ogni giorno. Sia perché utilizzo ironia e provocazione ma anche perché non emetto sentenze riguardo ai fatti di cui parlo. Se nei miei testi denunciassi apertamente qualcosa, dicendo che è sbagliata, non solo tutti capirebbero la mia opinione ma poi otterrei un effetto banale, in netto contrasto col mio atteggiamento di apertura e non di giudizio. Lascio che sia chi mi ascolta a trarre le proprie conclusioni».

Da quali artisti, italiani o internazionali, trai ispirazione? 
«Ho moltissime influenze in fatto di musica. Dal punto di vista del sound del mio ultimo album, direi Daft Punk, Justice, Depeche Mode ed anche Madonna».

Hai beneficiato molto di internet per la diffusione della tua musica. Pensi che siti come myspace siano ancora validi per gli artisti emergenti? Ti capita mai di scoprire nuove band tramite la rete? 
«Più che Myspace, sento tantissima musica su Youtube. Tra l’altro, uso molto internet , mentre guardo pochissima televisione. Ultimamente, proprio grazie a Youtube, ho scoperto artisti come Little Boots e Robin che mi sono piaciuti tantissimo. La rete ti consente di fruire di più contenuti, senza particolari criteri o censure. Così chiunque può condividere quello che preferisce. Per me il futuro dei media è proprio nel concetto di one-to-one, che ti consente di avere accesso ad un qualsiasi contenuto, quando e dove si vuole». 

Quali progetti hai per il futuro? 
«A breve sarò ospite fisso di un programma in tv, anche se non posso ancora svelarne il nome. Per ora sto continuando il tour e poi mi dedicherò alla conclusione del disco, che uscirà nel 2011, di cui sono veramente soddisfatto, perché è molto rappresentativo di quello che faccio. Anche i contenuti sono molto vari, spaziano dalla sessualità alla cronaca».

Ultimissima domanda. Che ne pensi dell’ultimo ciclone che si è abbattuto su Berlusconi, che coinvolge una ragazza minorenne di origine marocchina che ha parlato di festini a casa del premier? 
«Non mi sono documentato molto sulla vicenda ma come al solito, sono colpito dall’ipocrisia di cui è ammantata la faccenda. Ma questo non è che l’ultimo caso in cui imperversa ipocrisia allo stato puro. In fondo, allargando il discorso, si potrebbe dire che nella nostra società il sesso ed il sangue rimangono i topoi dell’intrattenimento».




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